Storia del surf

Esistono dei canti hawaiani del XV secolo che parlano di competizioni di Surf e scommesse fra i re e i capi di alto rango sociale in cui si arrivava a giocare, oltre a proprietà personali, anche l’orgoglio e l’onore dei contendenti.

Il capitano James Cook, navigatore ed esploratore britannico, fu il primo europeo che raccontò di questo sport, restituendoci, nei suoi diari di bordo, la prima fonte storica al riguardo (1777): su tavole di legno rudimentali, i polinesiani erano capaci di cavalcare alte onde; l’anno successivo Cook osservò una pratica simile tra gli abitanti delle Isole Sandwich (Hawaii) che si destreggiavano su tavole di koa (legno hawaiano) lunghe 5,5 m e pesanti 70 kg; notò lo stesso fenomeno anche nelle Isole della Società, dove gli uomini acquisivano posizioni sociali all’interno della tribù anche a seconda di come cavalcavano le onde (l’obiettivo era restare più a lungo possibile ed in equilibrio in piedi sulla tavola).

Tra i re hawaiani la pratica del Surf istituiva una sorta di privilegio: esclusivamente riservata all’addestramento, serviva per mantenere la forma fisica richiesta dalla loro posizione sociale; proprietari di spiagge personali, i re surfavano soltanto con altri membri della stessa classe sociale.

La costruzione delle tavole avveniva dopo una scrupolosa scelta dell’albero giusto e prima del taglio era offerto alla terra un pesce, in segno di riconoscimento; quindi il tronco era accuratamente sagomato con l’aiuto di strumenti di pietra e ossa. Per il lavoro di finitura della tavola si usavano il corallo ed una pietra ruvida chiamata oahi, che levigava perfettamente; si spalmava poi sulla tavola della cenere, e tre tipi di succo: quello di una pianta grassa, della parte interna di una radice ed infine il succo dei germogli di banano; uno strato di olio tratto dalle noci di kukui dava infine una perfetta impermeabilità alla tavola.

Alla fine del XIX secolo iniziò un vero e proprio pellegrinaggio nelle isole Hawaii da parte degli occidentali: personaggi come Mark Twain o Jack London parlavano della loro ammirazione nei confronti di questi nativi surfisti e cercarono d’imitarli.

L’importanza del Surf subì un certo declino durante il XIX secolo: i missionari cristiani ne scoraggiarono la pratica, ritenendolo una distrazione nociva e poi alle Hawaii, nel 1819, fu interrotto il Makahiki; si trattava della festa annuale che durava ben tre mesi (da metà ottobre a metà gennaio), durante la quale, all’arrivo delle grandi onde invernali, gli hawaiani fermavano ogni attività per vivere un periodo di grande festa con musica, danze, canti e tornei di sport, incluso il Surf. Oggi questa festa è ricordata con la celebrazione della settimana Aloha.

Una breve ripresa della pratica si ebbe con il regno del Re Kalakaua (1874-1891), che si batté per recuperare tutto ciò che aveva caratterizzato l’antica cultura hawaiana, incoraggiando ogni sua forma d’espressione, Surf compreso.

L’arrivo del Surf sulla costa americana risale al 1885, quando alcuni hawaiani che frequentavano una scuola militare a San Mateo, in California, si costruirono delle tavole di sequoia e surfarono alla foce del fiume San Lorenzo, davanti ad un pubblico meravigliato ed affascinato.

Tra gli anni ’30 e ’40 del Novecento il Surf entrò nella cultura statunitense e con il passare degli anni divenne un vero e proprio fenomeno di culto, tanto da apparire alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956 come disciplina d’esibizione.

Con il passare degli anni il modo di costruire le tavole cambiò notevolmente, soprattutto quando il californiano Hobie Alter costruì, alla fine degli anni ’50, una tavola con la schiuma di poliuretano espanso, ricoperta con fibra di vetro e poliestere: leggera e maneggevole, nel giro di un anno rimpiazzò le pesanti tavole di legno usate fino ad allora; ancora oggi migliaia di tavole da Surf vengono realizzate utilizzando questo metodo.

Il Surf da onda nacque nel nostro paese all’inizio degli anni ‘80, quando la moda del momento era costituita prevalentemente dal Windsurf. Poco tempo dopo il Surf subì notevoli modificazioni estetiche e tecnologiche, dovute alla nascita di nuovi materiali leggeri che consentivano di essere curvati. La prima associazione di surfisti italiana fu fondata a Viareggio: l’Italia Wave Surf Team che fino al 1991 ha rappresentato la nostra nazione a gare mondiali ed europee.

Alcune delle informazioni che si trovano in questo articolo sono state estratte dal libro “Lo sport, le origini e i regolamenti” di Daniele Masala (ed. Caramanica 2016) | Questo portale non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *